L’implicazione dell’Arabia Saudita nella blockchain solleva domande cruciali. Quali sono le motivazioni di questo paese per integrare questa tecnologia emergente? Quali potrebbero essere gli impatti sul settore tecnologico globale? Esplora le risposte a queste domande e immergiti in un universo in cui la blockchain rivela il suo potenziale rivoluzionario.
Scritto da: Jeanne Dupont, redattrice di articoli specializzata in nuove tecnologie e blockchain, si impegna a rendere accessibili temi complessi al grande pubblico. Il suo obiettivo è informare e sensibilizzare sulle questioni tecnologiche attuali. Il suo stile di scrittura unisce chiarezza, precisione e un tocco di creatività per catturare l’attenzione dei suoi lettori.
L’Arabia Saudita e il progetto mBridge
L’Arabia Saudita ha recentemente aderito al nuovo progetto di sistema di pagamento internazionale, mBridge. Iniziato dalla Banca dei Regolamenti Internazionali (BRI) e dalle banche centrali di Cina, Hong Kong, Thailandia e Emirati Arabi Uniti, questo progetto mira a creare un sistema di pagamento internazionale utilizzando valute digitali delle banche centrali (CBDC).
Il ruolo principale di mBridge è quello di consentire transazioni transfrontaliere istantanee grazie a una blockchain, che elimina i lunghi tempi di conferma attraverso pagamenti detti atomici, cioè irreversibili. Queste transazioni vengono effettuate tramite il meccanismo di consenso “HotStuff”, lo stesso previsto per il progetto Libra di Facebook e utilizzato da Ethereum per il suo protocollo di Staking.
La partecipazione dell’Arabia Saudita
Con l’integrazione recente dell’Arabia Saudita nel progetto, mBridge ha raggiunto una fase significativa. Le banche centrali hanno distribuito nodi di validazione e alcune banche commerciali hanno già effettuato transazioni di prova. Il gigante cinese Tencent partecipa anche allo sviluppo e alla validazione dei casi d’uso per i pagamenti transfrontalieri.
Unendosi a questa rete, l’Arabia Saudita segnala la sua intenzione di ridurre la propria dipendenza dal dollaro americano, una decisione che potrebbe avere ripercussioni significative sugli scambi mondiali. Le esportazioni di petrolio saudita verso la Cina potrebbero quindi essere effettuate in yuan tramite la blockchain di mBridge.
Impatto geopolitico ed economico
Questa evoluzione non è isolata. I paesi membri dei BRICS (Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica) esprimono chiaramente la loro volontà di liberarsi del dollaro nei loro scambi. Parallelamente, la Banca Centrale degli Emirati Arabi Uniti e la Banca Popolare di Cina hanno firmato un accordo per rinnovare uno scambio di valute, con l’obiettivo di migliorare la cooperazione nello sviluppo delle CBDC.
Questi movimenti sono da mettere in relazione con le dichiarazioni di Vladimir Putin durante il Forum economico di San Pietroburgo: “I paesi dei BRICS stanno lavorando a un proprio sistema di pagamento, liberato dalle pressioni politiche, dagli abusi e dall’ingerenza esterna.”
Quale governance per mBridge?
La questione del predominio del dollaro in questo nuovo sistema rimane in sospeso. Attualmente, il dollaro non esiste sotto forma di CBDC, e Donald Trump ha dichiarato che non ce ne saranno se sarà eletto. Tuttavia, la Federal Reserve Americane esplora i vantaggi e i rischi potenziali delle CBDC attraverso ricerche e sperimentazioni tecnologiche.
È importante notare che la BRI, che supervisiona il progetto mBridge, è un’istituzione allineata con gli interessi occidentali, con sede in Svizzera, e tra i suoi membri osservatori conta entità come il FMI, la BCE e la Fed di New York.
Bitcoin vs mBridge
Mentre mBridge rappresenta un tentativo di modernizzazione del sistema esistente, Bitcoin offre un’alternativa completamente diversa. Bitcoin è sia una valuta che una rete di pagamento, neutrale e senza stato, il che lo rende particolarmente resistente alla censura geopolitica.
Ecco l’opinione di Michael Saylor sull’argomento:
“Il sistema bancario mondiale è legato a un attivo fiat, il dollaro, che crolla dal 7 al 10% all’anno ed è supervisionato dalla Fed. Questo non significa che le banche siano cattive in sé. Il problema è che abbiamo un attivo tossico unico [il dollaro]. Un attivo fragile perché è centralizzato. Immaginate un mondo in cui 50.000 banche utilizzano Bitcoin con regolamenti P2P tra di esse. Chiedete alla banca d’Australia, alla banca austriaca o alla banca cinese se non vorrebbero avere un attivo che non perde il 7-10% del suo valore annualmente.”
Quindi, potrebbe essere tempo per Washington di accettare di perdere la propria egemonia monetaria, ereditata dalla fine dell’standard oro, a favore di un sistema monetario internazionale più equilibrato. E quale alternativa migliore di Bitcoin per sostituirlo?