Come LVMH si è preso Parigi

LVMH : comment le français le plus riche du monde s'est offert Paris

Chiunque percorra le strade della capitale francese non può ignorare l’omnipresenza di LVMH. Questo gigante del lusso, guidato da Bernard Arnault, l’uomo più ricco di Francia, ha tessuto la sua rete a Milano Paris, trasformando la città della luce in un vasto showroom. Ma dietro le quinte, si alzano voci per denunciare l’influenza tentacolare di questo mastodonte sul patrimonio e sulla vita quotidiana parigina. Addentriamoci nei meccanismi di questa crescente presa, decrittata da Mediapart e dai suoi colleghi.

Un impero in numeri e in lettere

Tra le boutique di alta moda, gli hotel sontuosi e i musei prestigiosi, LVMH conta più di 200 indirizzi a Parigi. Questo numero impressionante include luoghi emblematici come il Jardin d’Acclimatation, la Fondation Louis Vuitton e il celebre Pont Neuf. Questo ultimo, peraltro, è stato teatro di un evento eccezionale nel giugno 2023. Per celebrare la prima sfilata di Louis Vuitton uomo sotto la direzione artistica di Pharrell Williams, il gruppo ha semplicemente privatizzato il ponte più antico di Parigi, creando un enorme caos nel traffico parigino. Il tutto per la modica somma di 184.000 euro, una goccia d’acqua per il leader del lusso mondiale.

Quando Parigi si veste per LVMH

La capitale francese, forte del suo patrimonio inestimabile, vede alcuni dei suoi più bei tesori offrire la loro bellezza agli eventi grandiosi organizzati da LVMH. In diverse occasioni, sfilate hanno avuto luogo al Louvre, un privilegio raro di cui solo il gruppo di Bernard Arnault ha beneficiato negli ultimi dieci anni. Perché un trattamento di favore così? La risposta si trova nelle relazioni privilegiate che il magnate del lusso intrattiene con le alte sfere della politica parigina.

Così, si vocifera che il sindaco di Parigi, Anne Hidalgo, non esiti a contattare Bernard Arnault se articoli sfavorevoli alla città compaiono in Le Parisien, giornale di proprietà del gruppo LVMH. La vicinanza tra il gruppo e il comune è tale che anche decisioni così controverse come la privatizzazione del Pont Neuf sembrano orchestrate dietro le quinte, a grande dispiacere di politici ecologisti come David Belliard.

David Belliard ed Émile Meunier: politici in disaccordo

David Belliard, vicesindaco in carica dei trasporti, ricorda perfettamente il caos generato dalla sfilata di Louis Vuitton sul Pont Neuf. Bloccato in un ingorgo mostruoso, ha scoperto, come ogni altro parigino, l’ampiezza dell’evento. Quest’ultimo non aveva seguito il processo abituale di validazione da parte dei suoi uffici, saltato dal gabinetto del sindaco. Per lui, questa privatizzazione è un esempio eclatante dell’elusione delle procedure a favore del lusso.

Émile Meunier, anch’esso consigliere di Parigi, condivide questo sentimento di frustrazione di fronte a ciò che percepisce come una deriva. Secondo lui, LVMH pianta la sua bandiera in tutti i luoghi simbolici della capitale per associare la sua immagine a quella di Parigi, considerata un marchio millenario. Le conseguenze? La città diventa un semplice sfondo per le ambizioni del gruppo, a scapito della sua identità propria.

La pubblicità travestita: un flagello onnipresente

Lontano dall’accontentarsi di occupare lo spazio pubblico, LVMH sembra anche determinato a mostrarsi in tutte le maniere possibili. Così, una gigantesca statua che rappresenta un’artista giapponese è stata eretta vicino alla sede di Louis Vuitton, sfoggiante una borsa che porta l’effigie del gruppo. Per Émile Meunier, questa installazione era più una pubblicità travestita che un’opera d’arte.

Un altro esempio eclatante è il gigantesco baule di Louis Vuitton installato agli Champs-Élysées. Ufficialmente un’insegna temporanea, questa struttura metallica con loghi ben visibili sembra sfidare le regole in materia di pubblicità sui monumenti storici. Eppure, qui ancora, il comune di Parigi chiude gli occhi, considerando che queste installazioni contribuiscono al prestigio della capitale.

LVMH e l’urbanistica: una storia di riscrittura

Quando LVMH ha deciso di ristrutturare la Samaritaine, vanto architettonico del quartiere del Louvre, il gruppo ha scelto di demolire alcune parti storiche per sostituirle con una facciata ondulata in vetro. Questo progetto ambizioso ha richiesto una revisione del Piano Locale di Urbanismo (PLU) di Parigi. Normalmente, un progetto deve adattarsi alla regola comune. Qui, è stata la regola ad essere modificata per soddisfare le esigenze di un gruppo privato.

Questo processo ha suscitato l’indignazione di associazioni come Sites et Monuments, che vedono in ciò un’offesa al patrimonio architettonico della capitale. Per Julien Lacaze, rappresentante dell’associazione, Parigi si ritrova deturpata da interventi architettonici che non rispettano né la sua storia né le sue prospettive.

Un lusso che non conosce limiti

Oltre ai suoi progetti immobiliari, LVMH continua ad estendere la sua presa sulla città investendo in nuovi settori. Ultima acquisizione, il Paris FC, il secondo club di calcio della capitale. Un’incursione nel mondo dello sport che preannuncia nuove forme di partnership tra il gruppo e la città.

Non importa il settore, il modus operandi rimane lo stesso: associare l’immagine prestigiosa di Parigi al prestigio del marchio LVMH. Una strategia vincente per il gruppo, ma che solleva interrogativi sui confini di questa simbiosi tra un’azienda privata e una capitale nazionale.

Il volto doppio della relazione LVMH-Parigi

Di fronte alla crescente influenza di LVMH su Parigi, le opinioni sono divise. Per alcuni, come il sindaco Anne Hidalgo, il gruppo è un’opportunità per la città, contribuendo al suo prestigio internazionale. Per altri, come David Belliard ed Émile Meunier, è Parigi a essere un’opportunità per LVMH, e non viceversa. Denunciano una relazione squilibrata, in cui la città perde di sostanza e autonomia a favore di un impero del lusso.

Attraverso questa indagine, Mediapart solleva il velo sui retroscena di questa relazione complessa e illustra le colossali questioni che si giocano nei dietro le quinte della capitale francese. Tra prestigio e patrimonio, Parigi deve scegliere da che parte stare? Una domanda cruciale alla quale i decisori dovranno rispondere per preservare l’anima della città della luce.

Le strade di Parigi continueranno a risuonare dei passi attutiti delle modelle di LVMH o ritroveranno la loro autenticità, lontane dall’influenza del lusso? Solo il tempo ce lo dirà. Nel frattempo, LVMH continua la sua conquista, ben decisa a fare di Parigi il suo eterno scrigno.

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